Storia della finestra: dalla preistoria ad oggi

Com'è cambiato questo importante elemento architettonico nel corso dei secoli?

finestra (ant. fenèstra) s. f. [lat. fenĕstra]. – 1. a. Apertura nei muri esterni di un edificio, destinata a dare luce e aria agli ambienti interni e a consentire la vista da questi ultimi […] (Treccani)

finestra

La finestra, come elemento architettonico, oggi riveste un significato univoco, e fa riferimento alla forma, alla composizione ed alla funzionalità delle aperture nei muri di un edificio. Ma non è sempre stato così, e tutt’ora non lo è, in alcuni casi. Infatti, la finestra, oltre che essere stata ed essere un elemento architettonico fondamentale per la facciata di un edificio, ricopre anche un significato filosofico-religioso. Il significato e la simbologia  della finestra non possono che essere interessanti spunti di riflessione, e ripercorrendo la storia dell’architettura, vediamo come si siano evoluti nel corso dei secoli. 

 

Preistoria ed età greco-romana

 

Dalla preistoria sino all’antichità, le prime abitazioni dell’uomo erano costituite prima da edifici naturali dove potersi rifugiare come grotte e insenature coperte, poi da capanne e palafitte. Ma benché tra questi edifici primordiali ci sia una notevole differenza, tutti hanno in comune l’assenza di finestre. L’unico punto di contatto tra esterno e interno, era l’ accesso stesso

Nelle civiltà Mesopotamiche ed Egiziane, gli edifici presentavano dei varchi, che consentivano di arieggiare ed illuminare gli ambienti interni, ed allo stesso tempo di proteggersi da pericoli esterni. Durante le stagioni fredde, questi varchi venivano chiusi con stoffe o pelli di animali imbevute di grasso, che fungeva da isolante termico. I Sumeri però, già conoscevano la lavorazione del vetro per produrre oggetti di uso quotidiano, ma per le temperature molto alte, risultava tuttavia disfunzionale l’uso dei vetri sulle finestre. 

Gli antichi greci prediligevano costruire case prive di finestre, poiché la luce entrava dalle porte che si affacciavano su chiostri interni molto luminosi, inoltre, proprio come per gli Egizi, gli ambienti dovevano essere correttamente arieggiati, lasciando vuote le aperture tra le mura.

Ma solo in età romana troviamo delle prime forme di finestre molto simili a quelle odierne. Le lastre di vetro, che originariamente venivano prodotte con la tecnica della colatura, venivano inserite ed incastrate in telai fatti di legno, terracotta, marmo, ferro, o bronzo. I manufatti vennero però ritrovati solo nelle ville dei patrizi, perché essendo una tecnica che richiedeva molto dispendio di materiali, le finestre erano considerate vere e proprie opere d’arte, un bene solo per i pochi cittadini ricchi. Tra le scritture di Cicerone vi è un riferimento proprio a questo lusso, e ci dice: “Ben povero si deve considerare chi non possiede una casa tappezzata con placche di vetro”. E con placche di vetro, si intendevano proprio le finestre!

Grazie alla tecnica della soffiatura del vetro però, portata dal medio oriente, si potevano realizzare vetrate sottili, adatte sia ad edifici pubblici che privati. La soffiatura consisteva nel soffiare una certa quantità di vetro nel telaio mediante una canna di metallo forata, con il risultato di produrre un materiale più sottile. A testimonianza delle prime vere finestre abbiamo gli scavi archeologici di Ostia, Pompei, ed Ercolano. Inoltre, la tipologia di finestra più diffusa era chiamata Bifora, composta da due aperture ad arco tutto sesto divise da una colonna. Questa tipologia venne utilizzata anche durante il periodo gotico e rinascimentale, per poi cadere in disuso fino agli inizi dell’Ottocento. 

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Medioevo 

 

Dopo il florido periodo dei Romani, con la caduta dell’ultimo Impero, a partire dal 476 d.C. inizia un periodo che si caratterizza per il continuo alternarsi di alti e bassi: il Medioevo. Gli edifici di questo periodo si caratterizzano per l’assenza di vetri, e per la presenza di finestre piccole. La causa è da attribuire a ragioni prevalentemente di sicurezza. Nelle fortezze infatti, le poche finestre che c’erano erano molto piccole, ciò consentiva ai difensori di tenere fuori i nemici, ma allo stesso tempo di lasciare degli scorci per vedere al di fuori.                                                                                                                    

Durante il periodo Romanico nasce il rosone, adottato soprattutto su edifici religiosi, una grande finestra circolare suddivisa in forme geometriche a raggiera. I vetri venivano soffiati ed ancorati alla struttura, spesso in rame. Ne è un esempio il magnifico Duomo di Modena. 

Il periodo Gotico vede notevoli progressi nell’edilizia, ma soprattutto nella progettazione delle finestre, per via delle nuove tecnologie. Infatti, le novità strutturali consentivano di scaricare il peso degli edifici su elementi architettonici più snelli, si iniziano così ad allargare le dimensioni delle finestre. Con un simbolismo che fa chiaramente riferimento alla religione, gli edifici appaiono slanciati e snelli, a voler rappresentare la volontà di avvicinarsi al cielo. Le facciate, più leggere, si riempiono di finestre alte e numerose, spesso polifore. Con le numerose decorazioni sulle finestre, la luce diventa il soggetto principale ed elemento di definizione degli spazi interni. 

Rinascimento e Barocco

 

Il Rinascimento è un periodo fondamentale per l’edilizia, ma soprattutto per l’importanza che viene attribuita alle finestre, sia dal punto di vista simbolico che dal punto di vista estetico-funzionale. Di conseguenza alla fioritura dell’arte, le finestre diventano un’esigenza di primo grado nelle case dei più abbienti, e le grandi vetrate vengono decorate con tende o altri elementi decorativi. Nasce una nuova concezione, anche simbolica, della finestra, vista non più solo come elemento funzionale, ma anche come parte fondamentale della facciata, nonché elemento distintivo di un edificio. Si diffonde la finestra architravata e arricchita da colonne e rimandi al classicismo, decori che verranno distorti ed esasperati nel Barocco.

Un passaggio importante che segnerà poi la storia dell’edilizia sino ai giorni nostri, è lo sviluppo e la trasformazione del serramento in legno, nato nel Rinascimento (già nel Medioevo si usava per alcune finestre coprirle con dei pannelli in legno, una sorta di scuri primordiali, ma ancora non si era concepito un vero e proprio telaio in legno). Qui hanno la meglio gli artigiani italiani, bravissimi nello sviluppo e nella lavorazione del serramento in legno, e ancora di più in quella del vetro. La prima tipologia di finestra a serramento in legno è ad anta singola, ma poco tempo dopo si diffonde l’uso delle due ante e addirittura dell’apertura a libretto. 

Con il Manierismo le finestre diventano più spesse, e ormai sono quasi sempre rettangolari, con architravi in rilievo a cornice o decorati. Si diffonde la finestra a edicola, ispirata alle edicolette greche, proprio per il ritorno al classicismo che ne consegue dalla filosofia del secolo.                                                     

Il Barocco, il cui nome deriva dall’oreficeria (baroque – bizzarro, irregolare, per indicare una pietra o una perla), introduce una nuova concezione di arte e di architettura: il distacco dagli schemi classici progettuali che avevano vincolato la produzione edilizia fino a quel momento. Durante l’età barocca, la finestra diventa l’elemento più importante della facciata e assume le forme più svariate: rettangolari, quadrate, circolari ovoidali, ad arco a tutto sesto o ribassato, a timpano…                                                 

Un aspetto fondamentale diventa il simbolismo della finestra, importante punto di contatto tra Dio e l’uomo, nonché apertura attraverso cui l’anima può raggiungere l’alto. Questa concezione religiosa degli infissi non è del tutto nuova, infatti già in alcuni popoli dell’Africa Centrale si effettuavano delle piccole aperture nelle strutture delle capanne, per consentire all’anima di uscire dall’edificio. Ancora oggi è un modus-operandi diffuso, soprattutto tra alcune popolazioni indigene del Burkina Faso.

Le forme articolate ed il movimento diventano i soggetti principali nel Rococò, talvolta fino ad arrivare all’esagerazione. La ferramenta rimane in ferro battuto e si arricchisce di decori, simboli e rilievi. A partire dal 1700 vengono introdotti il gocciolatoio e i telai intermedi che fissano i vetri nel pannello, al posto dei fili in piombo usati in precedenza. I telai hanno profili articolati e complessi, con una buona tenuta, ma tuttavia presentano ancora una scarsa durata in caso di esposizione a umidità e acqua. 

Proprio in questo periodo nasce la tassa sulle finestre. Infatti, all’epoca le finestre erano considerate un chiaro segno di ricchezza, alcuni direbbero anche oggi..! Solo i palazzi nobiliari potevano presentare ampie finestre vetrate ed architravate, mentre il popolo non poteva permettersi il vetro e chiudeva ancora le aperture con ante di legno. Ma per limitare gli effetti dell’imposta, i proprietari ricorsero alla realizzazione di un numero minore di finestre. Ma anche murando parte di quelle esistenti, fino a realizzare false finestre disegnate a trompe-l’œil sulle pareti dei palazzi.

Nel 1798 il governo, per risanare il dissesto finanziario nel quale si trovava la Repubblica Ligure, decise di introdurre una tassa (messa a punto in precedenza da Guglielmo III d’Inghilterra) che andava a colpire proprio le finestre. Una tantum che doveva pagare chi possedeva più di 5 finestre, ovviamente più finestre si possedevano, più la tassa era maggiore. I genovesi per evitare di dover pagare questa tassa decisero quindi di murare le finestre e dipingerle, ecco perché passeggiando tra i vicoli della Liguria, è molto frequente notare le numerose finestre dipinte.

Modernità

 

L’Ottocento è il secolo dello sviluppo tecnologico. Grazie alla Rivoluzione industriale il ferro diventa il materiale più usato nell’edilizia, con il quale si costruiscono edifici, ponti, oggetti di design e molto altro. Si diffondono gli edifici in ferro e vetro, e le finestre sono sempre più ampie. Ciò, possibile grazie alla leggerezza delle strutture portanti e allo sviluppo tecnologico, potendo così ridurre la dimensione dei telai. Un approccio già molto moderno, nonostante si tratti di ben più di 200 anni fa. Infatti, gli infissi contemporanei e futuri, mirano proprio ad una maggiore luminosità, riducendo la dimensione del telaio ed introducendo vetrate sempre più estese.                       

Dopo un periodo di ostruzionismo e scetticismo, Vienna e i paesi limitrofi conoscono un’importante rivoluzione estetica che caratterizzerà la concezione artistica dei secoli a venire: la secessione viennese (1897). Questo periodo rivoluzionò anche l’architettura, favorendo lo slancio ed il design negli edifici, e soprattutto nelle finestre, sempre più simili a quelle moderne. 

Con l’avvento del telaio in acciaio, raddoppiano le possibilità progettuali, senza i vincoli delle strutture possenti e pesanti del ferro o del cemento armato. A inizio Novecento, Le Corbusier teorizza cinque punti per un’architettura innovativa: i pilotis, il tetto giardino, la pianta libera, la facciata libera e la finestra a nastro. Quest’ultima, di impronta modernissima, sarà fondamentale per l’architettura contemporanea dei giorni nostri.

Infatti, la finestra a nastro (singole cellule inserite in una gabbia metallica, che formano una facciata continua) è il modello che si sta via via sempre più diffondendo, poiché oltre che essere esteticamente piacevole e moderno, è in grado di garantire molta luminosità agli ambienti. Nel 1994, le 5.460 finestre dell’Empire State Building, vennero sostituite da nuovi serramenti in alluminio: questo momento segna una vera e propria svolta nell’edilizia e nei serramenti.

 

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Maison La Roche-Jeanneret, Parigi, Le Corbusier. Un chiaro esempio di finestra a nastro.

 

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